Regione Campania

Le Chiese

Cappella della Madonna del Carmine (Cardile)

La prima notizia storica sulla cappella viene fornita dalla visita pastorale del 14 gennaio 1736. La cappella era stata costruita per devozione dagli abitanti di Cardile fuori l’abitato e prima di essere dedicata alla Madonna del Carmelo era intitolata alle Anime del Purgatorio.
Agli inizi del ‘700, l’altare delle Anime del Purgatorio venne trasferito all’interno della chiesa parrocchiale di Cardile e la cappella venne consacrata alla Madonna del Carmine. Le precarie condizioni in cui versava la cappella hanno reso necessari i lavori di restauro, terminati nrl 2004 grazie al contributo economico dei cittadini di Cardile, dell’Amministrazione Provinciale di Salerno, del Comune di Gioi, della Comunità Montana “Gelbison & Cervati” e della Diocesi di Vallo della Lucania. Dopo i lavori di restauro, la cappella è strutturata con una sola navata; il tetto, totalmente rifatto, è sorretto da una copertura a capriate in legno. La struttura, che ha una lunghezza di m. 14 ed è larga m. 4, è chiusa da un’unica porta e da tre finestre, di cui due si affacciano sul lato sud e un’altra sulla facciata della cappella. Il pavimento nuovamente rifatto è in cotto antico ed è possibile notare sulla sua superficie, all’altezza dell’altare, una botola in pietra, che veniva aperta anticamente per seppellire i morti, in ottemperanza all’editto di Saint-Cloud del 1804, che vietava, per motivi igienici, la sepoltura dei defunti nell’abitato. Sulla porta d’ingresso è situato un piccolo campanile, da cui pende una campana donata nel 1795 dal barone Siniscalchi, sormontato da una croce in ferro battuto.
Alle spalle dell’altare è collocata la statua lignea della Madonna; il Bambino che la Madonna ha in braccio non è quello originale, ma è stato rifatto a seguito del furto avvenuto negli anni ottanta.La cappella è situata su di una rupe da dove si può ammirare un panorama incantevole. Infatti, il posto offre una veduta molto ampia, che spazia dal Monte Sacro di Novi fino al Monte Stella, passando per le coste cilentane. La cappella della Beata Vergine del Carmine, affacciandosi sulla vallata dell’Alento, forma insieme ad altri sei Santuari un cerchio immaginario che racchiude la vallata protetta dalle sette cappelle prospicienti.
Il visitatore, che percorre l’antica via, la quale un tempo collegava Cardile a Gioi e alla Civitella e che sbocca proprio dinanzi alla cappella del Carmine, può contemplare una ricca flora, soprattutto nel periodo primaverile. Inoltre, lungo il percorso può soffermarsi ad ammirare il corso d’acqua, che nasce dalla montagna alle spalle del paese, creando delle spettacolari cascate che sgorgano tra il verde degli ontani da cui il fiume è costeggiato.

Cappella di San Rocco (Cardile)

La cappella di San Rocco, edificata per devozione degli abitanti di Cardile, venne collocata alla fine del paese, proprio a simboleggiare la protezione di San Rocco su Cardile dal morbo mortifero. Nella visita pastorale del 1736 risultava che nella cappella vi era una tela di San Rocco e l’altare, provvisto di ogni suppellettile, aveva un onere di 12 messe all’anno celebrate dal clero.

Cappella di San Salvatore

La cappella venne costruita per devozione degli abitanti di Cardile nel “Casale diruti Tiani”. L’altare non aveva redditi, né oneri specifici, ma solo l’onere di una messa cantata nei giorni di festa per devozione a San Salvatore. La cappella era sprovvista di ogni cosa destinata alla celebrazione delle messe, per cui tutte le suppellettili dell’altare venivano trasportate dalla Chiesa di San Giovanni Battista.

Il Convento di San Francesco

Il movimento dell’Osservanza, sorto intorno al XIV secolo dall’Ordine dei Frati Minori e diffuso poi da S. Bernardino da Siena e da Giovanni da Capestrano si caratterizzò per un’osservanza più rigorosa della regola di S. Francesco e della povertà in generale ma anche per l’insediamento dei frati in luoghi, paesi, esclusi dal flusso e dal circuito economico culturale e sociale. Nei primi decenni del secolo XV la Provincia della Terra di Lavoro era divisa in varie Custodie
tra cui quella di Principato ed in questa erano già presenti vari conventi francescani:

San Francesco di Maiori (1405)
San Francesco di Padula (1422)
San Francesco del Cilento (1427)
San Francesco di Castelcivita (1449)

In questo periodo il movimento dell’Osservanza continua ad espandersi nella provincia di Terra di lavoro e nella Custodia di Principato dove nel 1466 fu costruito a Gioi cilento il convento di San Francesco. La comunità di Gioi, sotto il pontificato di Paolo II che emanò la bolla1 di fondazione diretta al vescovo di Capaccio il 13 giugno 1466, costruì, a spese dell’università e con il contributo del popolo, il convento nel sito di una precedente cappella chiamata di S.Giovanni Battista. Il 13 ottobre del 1466 alla presenza di tutta la popolazione, di P. Fra Michele de Bonohomine dello stesso vescovo di Capaccio Mons. Francesco Conti e di 40 frati, fu piantata la croce e si diede inizio alla costruzione del convento che terminò non molti anni più tardi. Nel 1575 la Provincia di Terra di Lavoro venne divisa in 2 ed alla nuova Provincia di Principato furono assegnati 29 conventi tra cui quello di Gioi. Al convento di San Francesco appartenevano 4 ospizi: Campora, Pattano, Stio e Sala di Gioi. Gli ospizi erano piccole abitazioni che servivano come appoggio ai fratelli
questuanti quando nei periodi di elemosina non potevano ritornare in convento per la notte. Per il suo sostentamento il convento, oltre che della questua fatta per i vari paesi si serviva dell’orticello esterno al convento coltivato con alberi da frutto, castagni e frumento. Il complesso conventuale presentava in origine le stesse caratteristiche di altri fabbricati del ‘400 ispirati alla semplicità ed alla povertà della regola di San Francesco. Al piano terra la chiesa, il chiostro, il refettorio, la cucina, la dispensa le varie officine ed il giardino. Al piano superiore i dormitori, le celle dei frati ed altri luoghi comuni quali la biblioteca e la stanza della fraternità. Tutto il complesso era avvolto nella clausura tranne la chiesa che era un luogo pubblico e per il culto. Come gli altri conventi francescani sorgeva “extra moenia” all’incrocio di strade di ingresso alla città. La scelta del luogo era dettata dall’esigenza dei frati diportare conforto ai poveri, agli emarginati ed in generale agli esclusi dalla vita del paese.

La Cappella della Madonna della Porta

Posta sulla sommità di una altura isolata, (probabilmente il sito più alto del centro urbano di Gioi) la Cappella della Madonna della Porta è la più antica fra i monumenti di culto esistenti nell’ambito del Comune di Gioi. All’interno, nella parete absidale presenta un bellissimo affresco databile al dodicesimo secolo.
All’esterno, un sagrato antistante al fronte d’ingresso ed uno spazio articolato al contorno circondano l’edificio per una superficie complessiva pari a circa 700 mq.

La Chiesa di S. Eustachio 

E’ la chiesa più antica e più grande del paese, con i suoi 335 mq si presenta di forma rettangolare a due navate. Molto bello l’organo ligneo. Recentemente restaurata, in essa si possono ammirare gli affreschi dipinti dal pittore di Gioi Mario Romano.

La Chiesa di San Giovanni Battista (Cardile) 

Le prime notizie storiche sulla Chiesa di Cardile risalgono alla seconda metà del ‘500. La Chiesa, sin dalla costruzione, é costituita da una sola navata; il soffitto a cassettoni di legno, al centro del quale vi é un dipinto di San Giovanni B., mentre gli archi sorreggono una volta a crociera. Il campanile della Chiesa venne costruito nel 1619; alla punta, originariamente, era collocata una pigna di pietra, abbattuta agli inizi del ‘900 da un fulmine. Dopo il recente restauro, avvenuto nel biennio 1995/96, la Chiesa è stata arricchita sulle pareti laterali da nuovi dipinti, raffiguranti quattro momenti della liturgia.

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